Trilogia del Possibile

Trilogia del Possibile

di Paola Tognon

Il 22 maggio 2018, a Venezia, tra le calli e i ponti che circondano Ca’ Foscari,  è successo che due artisti con un gruppo di studenti e professori hanno dato pensiero, forma e colore a una nuova Repubblica delle Meraviglie.

Di quale pratica artistica si sia trattato è cosa importante, ma significativo è anche riflettere sul fatto che due artisti abbiano scelto – controtendenza rispetto all’attuale sguardo sul reale e alla consuetudine del pensiero quotidiano – di manifestare e praticare un pensiero ideale e libertario. Fuori dal coro dal  pessimismo come forma mentale abitudinaria, dalla polemica come forma di resistenza residua, dall’intimismo seducente di chi pensa in solitudine attivando pratiche di resilienza.

 

Si tratta dell’ultimo progetto del duo Vinci/Galesi (Sasha Vinci, 1980 e Maria Grazia Galesi 1988), promosso dall’Università Ca’ Foscari Venezia, all’interno del programma Ca’ Foscari Sostenibile. Ed anche questo è un fatto significativo che ci introduce alla collaborazione tra diversi ambiti, istituzioni e soprattutto nuove generazioni.

Dal punto di vista della pratica artistica La Repubblica delle Meraviglie è stata pensata e realizzata come un’azione collettiva e una performance itinerante in Venezia, immaginata e studiata per creare uno spazio e un tempo di riflessione che evoca e riattualizza le storie e i desideri delle comunità che hanno costruito l’antica città lagunare. Un progetto site specific, interamente nelle corde di Vinci e Galesi,  che è stato immaginato come azione di risonanza per sollecitare sguardi e riflessioni sulle contraddizioni che appartengono alle geografie della contemporaneità. Un site specific in grado quindi di appartenere al nostro tempo e di trarre dal luogo forza ideativa ed energia superando il rischio dell’effimero in stile veneziano.

 

Il fiore, metafora empatica e diretta della bellezza e della caducità, dell’energia e della fragilità, secondo una pratica tipica del duo Vinci/Galesi è stato elemento portante dell’azione. Persone, oggetti, simboli e strumenti,  – all’interno di una coreografia mentale elaborata nei mesi precedenti –  prima di essere vestiti, indossati o sostenuti sono stati “infiorati” con le infiorescenze inviate dalla terra di Sasha Vinci e Mariagrazia Galesi, la Sicilia. In tal senso il fiore, oltre a rappresentare un elemento naturale ad alta suggestione, è diventato pelle, vestito, forma e colore trasportando antiche tradizioni capaci di raccontare culture isolane che si perdono nel tempo. In parallelo, la spedizione dei fiori, l’insegnamento e l’apprendimento della pratica per infiorare, il tempo intercorso tra tali pratiche e la stessa performance, hanno costituito parte integrante del progetto che si è composto di fasi unitarie tra progettazione, workshop, raccolta di suggestioni, costruzione di simboli, coreografia e azione  partecipativa nello spazio urbano.

 

In questa dimensione alternativa, ma non contrapposta al reale, proprio partendo dai fiori, concreta materia di lavoro per Vinci/Galesi, la performance veneziana si è struttura in cinque atti – alteritas-pluralitas, communitas, humanitas, constitutio, naturalia/mirabilia – agiti da un numeroso gruppo di persone in luoghi e spazi intorno a Ca’ Foscari. Ne è derivata una sorta di rappresentazione simbolica e cadenzata della costituzione de La Repubblica delle Meraviglie, luogo ideale, inatteso e straordinario, dove l’umano si interroga sulla sua relazione con il possibile della vita.

 

Altro passaggio di questo lavoro, secondo una modalità già esperita da Vinci/Galesi, è stata l’elaborazione di una video-documentazione della performance: restituzione comunque parziale dell’avvenuto, ne testimonia  però atmosfera e complessità consegnando ai nostri occhi la concentrazione dei partecipanti, la curiosità dei viandanti e infine l’armonia sonora e il canto che ne segnano la conclusione. Un terzo passaggio segna infine questo progetto: nottetempo – perché il tempo dei fiori non permette l’attesa, la prova, la verifica e la ripetizione –  i performer si sono inoltrati nel buio veneziano indossando i simboli della Repubblica delle Meraviglie e trascinando il lungo mantello che nella forma ovale li aveva accolti a conclusione dell’azione.  Nel silenzio di una città a misura di passo, senza una strutturazione predeterminata o percorsi prestabiliti, come in “un sogno ideale ma non irreale” La Repubblica delle Meraviglie si è trasformata in un tempo dilatato abitato da una sequenza spontanea di gesti e movimenti liberatori. Ripresi da due cameramen, spazi, percorsi e gesti hanno costituito il materiale di una nuova opera video che completa e chiude la Trilogia del Possibile di Vinci/Galesi oggi composta da Mutabis (2016), La Terra dei Fiori  (2017) e da La Repubblica delle Meraviglie (2018)

 

Idealità e visione si confrontano con fatica e determinazione e costituiscono la ricerca di senso di questa trilogia che nulla regala all’ingenuità o all’apparenza. Come un rito cadenzato si pone in dialogo con i luoghi e le storie, come una visione si confronta con la poetica e il senso della ricerca di Sasha Vinci e Mariagrazia Galesi.

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