Caput Capitis I

Caput Capitis I

Tiziana Pers

A cura di:
Gabriela Galati

Con un testo di:
Gabi Scardi

 

Media partner:
THAT’S CONTEMPORARY

In collaboration with:
aA29 Art Project Gallery

Opening:

Inaugurazione mercoledì 27 marzo, ore18.30
27 marzo-3 maggio 2019
aA29 Art Project Milano
Piazza Caiazzo 3, 20124 Milano

aA29 Art Project è lieta di presentare la mostra personale di Tiziana Pers CAPUT CAPITIS. Il progetto è stato concepito come una sola mostra divisa in due parti. Entrambe saranno inaugurate prima presso gli spazi di Milano e in seguito presso quelli di Caserta.

La ricerca artistica di Tiziana Pers si concentra sul biocentrismo, ed opera attraverso l’analisi e la decostruzione del colonialismo, razzismo, sessismo, capitalismo, specismo ed il dominio sulla natura. Precisamente, il titolo della mostra allude la fatto che la parola “capitalismo” deriva dal latino caput capitis, ovvero capo di bestiame. L’oggettivazione dell’altro che produce plusvalore a partire dal lavoro, o come in questo caso, a partire dalla riproduzione forzata degli animali, costituisce la base del sistema capitalistico.
Più specificamente, il filo conduttore che lega tutta la sua pratica, e la mostra CAPUT CAPITIS in particolare, è il suo progetto ART_HISTORY, sempre in-progress.

Nelle parole dell’artista, ART_ HISTORY “consiste nello scambiare un mio dipinto con un animale che era destinato ad essere macellato: cavallo, asino, coniglio, agnello, pollo, maiale, anatra, capra, mucca, oca… a seconda del progetto. Il dipinto ha la medesima altezza o dimensioni dell’animale salvato. E non decido io chi verrà con me: il macellaio, o commerciante, o allevatore compie la scelta. Un contratto ratifica lo scambio.” In questo modo il progetto apre diversi quesiti sull’attribuzione di un valore economico ad un essere senziente così come ad un’opera d’arte e, al contempo, sulla possibilità dell’arte di interagire con il dato reale e salvare una vita.

In mostra a Milano si presenterà una selezione di opere connesse alla pratica ART_HISTORY e agli animali liberati, a partire proprio dai contratti di scambio. Tra queste anche ART_HISTORY / Vucciria (2018), azione realizzata a Palermo per Manifesta 12 (*).
ART_HISTORY è inoltre strettamente legato all’altro progetto fondamentale della pratica dell’artista: la residenza per artisti e animal sanctuary RAVE East Village Artist Residency, fondata insieme a sua sorella Isabella, nella quale ogni anno un artista di rilievo internazionale viene invitato a convivere con gli animali salvati e a sviluppare un progetto artistico che sia in qualche modo frutto di questa interazione.
La mostra, anche se non esaustiva, si propone di presentare la complessità di una ricerca artistica che è in gran parte azione.

Testo di Gabi Scardi

 

Palermo. Albeggia sulla Vucciria. Una giovane donna dai capelli scuri intraprende una lunga corsa. È Tiziana Pers. In ogni mano ha un secchio, in ogni secchio nuota un pesce. Raggiunge il molo della baia di Sant’Erasmo, e i due pesci vengono liberati in mare.
Le immagini hanno il sapore di un’allegoria. Invece è la realtà. L’azione si ripete per alcuni giorni. A tornare in mare sono, di volta in volta, un’occhiata, un polpo maiolino e un polpo fraiello, due ciccale di mare, un’anguilla, un pesce balestra, una mazzancolla e uno scampo reale. 

Ogni volta la corsa è preceduta da una negoziazione per ottenere i pesci da un venditore del mercato. Questi decide quale animale cedere, e, in cambio, riceve un dipinto a olio della medesima altezza. Un contratto certifica gli estremi del patto, ed è destinato ad essere esposto insieme al dipinto. 

Il rischio di fallimento, in questi interventi, è alto. Tra le varianti in campo c’è il fatto che si potrebbe non pervenire a un accordo. Anche la velocità è un fattore determinante: l’animale potrebbe non sopravvivere ai tre chilometri di tragitto.
L’intervento confluisce nel progetto Art_History che Tiziana Pers porta avanti da sempre, e di cui fanno parte altri salvataggi, imperniati anch’essi sullo scambio animale – opera. 

Il video relativo al baratto e alla lunga corsa di Pers verso il mare è uno degli elementi centrali della mostra Caput Capitis. L’altro è costituito da una serie di dipinti raffiguranti gli animali salvati. Ognuno di essi è un vero e proprio ritratto, frutto di un’osservazione partecipe, di un flusso comunicativo; di un collegamento che avviene in nome di una nuova intimità, di una mutualità dello sguardo. Si tratta di un’intimità, di una mutualità rare, perché, fatta eccezione per casi di “affinità elettiva” o per la relazione che può legare la persona a un singolo “pet”, è raro che tra l’uomo e un altro animale si instauri un rapporto di reciprocità. è inusuale che un animale mantenga, agli occhi dell’uomo, un’individualità. Ancora più raro è che l’uomo voglia entrare, rispetto all’animale, in una comunicazione tanto intima, che implica un’interrogazione profonda su cosa sia l’uomo e cosa l’animale; su quali siano i limiti profondi dell’umanità. 

Gli animali sono invece per lo più anonimi: espropriati di ogni singolarità e ridotti a specie, a categorie quali domestico, selvatico, esotico, da compagnia, da esperimento o da reddito; eventualmente ordinati tra forme “alte” e “basse” a seconda dell’utilità che rivestono, gli animali- non-umani sono invece assoggettati e considerati entità sfruttabili; oggetti da “trattare”; strumenti di profitto in un regime industrializzato. 

Immergendosi negli occhi dei suoi soggetti, Pers fa dunque un passo radicale, da cui il rapporto uomo – animale ne esce profondamente modificato. Torna ad attribuire loro unicità e quindi spezza l’abitudine dominante che impedisce ogni comunicazione.
Per l’artista fare questo esercizio dello sguardo significa poter recuperare i sensi, che ne risultano potenziati, e il senso: il senso della vita; che non può essere così semplicemente delegittimata e destinata al consumo. 

In questo progetto Pers si inserisce in un solco tracciato, nel tempo, da personalità diverse, da Tolstoj a John Berger; personalità che nel tempo hanno indagato il rapporto tra il trattamento che l’uomo infligge agli animali e il sistema capitalistico. Basti pensare, per esempio, all’insistenza con cui Tolstoj, nei suoi scritti, elabora il tema di una voracità che acceca e spinge a un consumo inconsulto. 

A questo consumo, che trasformato in sistema vede negli animali un mero strumento di potere economico, fa riferimento Pers con il terzo elemento costitutivo della mostra: un cubo di metallo sulla cui superficie esterna sono serigrafate alcune pagine di un testo degli anni Venti in cui si 

tratta delle cure necessarie per evitare lo spreco di capi di bestiame, e quindi preservare propri possessi e il capitale zootecnico della nazione. All’interno del cubo, occultati e visibili solo a chi si voglia chinare per guardarci dentro, si vedono alcuni ganci da macello: oggetti la cui brutalità scardina, con la sola presenza, l’ovvietà del familiare. E sintetizza il modo di intendere la vita che sta alla base del sistema in cui l’uomo vive; un modo della cui violenza, sorda ma pervasiva, tutti sono consapevoli; ma che si tende a silenziare e a sottacere per non confrontarsi con le proprie incresciose responsabilità. 

Questo è appunto il significato del titolo della mostra, Caput Capitis; che fa riferimento all’idea di capo di bestiame come unità di misura del benessere economico, e quindi al concetto di capitalismo; perché, come evidenzia l’artista stessa, la parola “capitalismo” deriva dal latino caput capitis, ovvero capo di bestiame; e oggi gli animali sono concepiti essenzialmente come elemento integrante della macroeconomia. 

È chiaro che il ruolo che l’uomo attribuisce all’animale induce riflessioni teoriche di ampia portata su una serie di temi sociali e culturali: dall’estetica all’etica, dall’antropologia agli studi sociali. 

Sono numerosi gli artisti che vedono nel rapporto uomo-animale un filtro privilegiato attraverso il quale indagare la società e le sue trasformazioni.
In alcuni di loro è anche viva una posizione critica, di dissenso. Alcuni, con le loro opere, desiderano influire sullo sguardo dell’uomo sugli animali della terra, fino a mettere in discussione i meccanismi del potere che sono alla base della relazione uomo animale. 

Ma per Tiziana Pers la corsa a Palermo – come gli altri suoi interventi, compreso il metaprogetto Rave realizzato con la sorella Isabella – non sono solo modelli positivi, azioni dimostrative, volenterosi gesti di dissenso; che si tratti di una mucca o di un cavallo in procinto di essere macellati, o di un pesce già approdato sul banco del pescivendolo, l’artista è spinta da un impegno alto e imperioso; e la sua lucida determinazione non ammette cedimenti; perché in gioco c’è una vita vera e propria: grazie a ognuno dei suoi interventi il destino di un animale viene effettivamente rovesciato; la sua biografia cambia corso. 

Non solo; la convinzione dell’artista è tale, tanto contagioso il suo impulso, che Pers riesce a coinvolgere persone altrimenti poco avvertite sul tema. È quanto successo a Palermo, dove chi, giorno dopo giorno, ha assistito ai suoi sforzi, ha potuto percepire la giustezza del suo agire, e credere, fosse solo per un breve momento, nella possibilità di un modo di vivere diverso. 

L’interpretazione del rapporto uomo – animale di Pers è ampia; incapsula i temi del controllo, della prevaricazione, della violazione della dignità e della libertà e dell’altro, inteso anche in termini di sfruttamento e di nazionalismo. Ma soprattutto incapsula una riflessione sul ruolo e sul valore dell’arte; dalla quale è lecito pretendere molto; addirittura la possibilità di salvare una vita. 

Testo di Gabriela Galati

 

Unire teoria e pratica, arte e vita: non è questo l’obiettivo (virtualmente irraggiungibile?) di qualsiasi pratica – e teoria, appunto – artistica dalle avanguardie dell’inizio del ventesimo secolo a oggi? Osservando e analizzando l’opera di Tiziana Pers nel suo complesso, questo obiettivo inizia a sembrare possibile o forse più vicino. E non è solamente la continuità tra il suo attivismo biocentrista – che comprende una decostruzione costante del colonialismo, razzismo, sessismo, capitalismo, specismo e il dominio sulla natura – e la sua pratica artistica, ma anche lo sviluppo di strategie “interne” al sistema che si cerca di decostruire: strategie che rendono evidente la violenza utilizzando mezzi di rappresentazione che la veicolano in modo implicito1.

In effetti, di questo tema scrive in maniera estesa Cary Wolfe nel suo testo What is Posthumanism? nell’analizzare l’opera di un’artista che ha obiettivi molto simili a quelli di Pers – cioè, denunciare, tra altre cose, la violenza e la uccisione di massa di animali nei mattatoi – ma che l’autore considera come “umanista-postumanista”, nel senso che sebbene i temi e i valori etici che quest’artista cerca di trasmettere con la sua opera contemplino evidentemente il valore della vita degli animali non umani in uno stesso piano di uguaglianza con quelli umani, le strategie impiegate sono ancora legate a un tipo di soggettività umanista2, che inconsapevolmente perpetuano la logica dell’animale umano come sovrano su quelli non umani. La critica di Wolfe sostiene che un primo problema ha a che vedere con quello che, citando Michael Fried, chiama “melodramma”3, e cioè un‘opera che fa vedere tutto e non lascia niente da scoprire allo spettatore. Il secondo problema ha invece a che vedere con “l’esteriorità” delle strategie utilizzate sopra menzionata. In questo senso possiamo considerare la pratica di Tiziana Pers come quello che Wolfe chiamerebbe “postumanista-postumanista”: una pratica artistica di cui si possono considerare sia gli obiettivi e valori sia le strategie e pratiche applicate come completamente postumane.

ART_HISTORY, un progetto artistico sempre in progress, e la residenza per artisti e animal sanctuary RAVE East Village Artist Residency, fondata insieme a sua sorella Isabella, sono intimamente legati e rappresentano i fili conduttori di tutta la pratica dell’artista, e l’esempio perfetto di quanto introdotto sopra.

ART_HISTORY consiste nello scambio di un dipinto di Pers con un animale destinato al macello. L’artista firma un contratto con l’allevatore, il macellaio, o comunque il proprietario dell’animale fino a quel momento, consegna il dipinto, che è sempre delle stesse dimensioni dell’animale, sia questo una mucca, un coniglio, un cavallo o un asino, e tiene per sé uno dei due contratti. In questo modo il progetto apre diversi quesiti sull’attribuzione di un valore economico a un essere senziente così come a un’opera d’arte e, al contempo, sulla possibilità dell’arte di interagire con il dato reale e salvare una vita. Abbiamo quindi in primo luogo un’operazione artistica che porta a un risultato concreto: si salva la vita di un animale non umano – come chiarisce l’artista stessa d’altronde, senza scambio di soldi, ma attraverso lo scambio di un’opera d’arte, di un dipinto. In secondo luogo, quello che rimane come opera all’artista, e che viene mostrato quando si mostra il progetto non è un’illustrazione di nessun aspetto della violenza che soffrono gli animali, ma esiste come sineddoche, come segno, nel contratto. Il contratto, dispositivo che come indica Pierre Lévy implica una “virtualizzazione della violenza”4, diventa opera d’arte per mettere in evidenza la violenza evitata, almeno parzialmente, attraverso l’operazione dell’artista. Successivamente, Pers spesso sviluppa progetti pittorici, o serie di disegni su questi animali focalizzandosi su diversi aspetti in rapporto al tema dell’animalità: lo sguardo dell’animale come l’Altro che mi guarda, e quindi che ha un suo punto di vista, su di me e sul mondo5, il rapporto, e la rilevanza tra la presenza e l’assenza di una vita (animale), o la semplice vita quotidiana di ogni essere.

ART_HISTORY è inoltre strettamente legato all’altro progetto fondamentale della pratica dell’artista, citata sopra, RAVE East Village Artist Residency nella quale ogni anno un artista di rilievo internazionale viene invitato a convivere con gli animali salvati e a sviluppare un progetto artistico che sia in qualche modo frutto di questa interazione. Spesso gli animali salvati attraverso ART_HISTORY sono stati, e sono ancora, ospitati a RAVE; altre volte l’artista trova altre strutture simili alla sua in cui questi animali possano essere adottati. Il caso dell’azione portata a termine a Palermo, ART_HISTORY / Vucciria (2018), è diverso perché questa è stata la prima volta in cui dopo essere stati salvati, gli animali sono tornati al loro habitat naturale in completa libertà. La performance è stata realizzata nell’ambito di Memoria Collettiva. Casa Spazio ospita Casa Sponge a cura di Lorenzo Calamia e Serena Ribaudo / Border Crossing, un evento collaterale di MANIFESTA 12. In essa, Pers ha interagito durante una settimana con i pescatori e commercianti della Vucciria, in particolare con uno di loro, che hanno accettato di scambiare diversi pesci ancora vivi con quadri dell’artista6. Dopo l’interazione l’artista correva verso il mare con dei secchi contenenti i pesci ancora vivi e li rilasciava in zone, per quanto possibile, lontane dal porto e dai pescatori. In un secondo momento, durante la sera, l’artista dipingeva i quadri da scambiare in Casa Spazio.

Di conseguenza, l’opera di Pers opera, sì, a un profondo livello teorico e artistico, ma anche di praxis: di azione concreta che opera un cambiamento, che per quanto ridotto in confronto alla quantità di essere viventi uccisi ogni minuto nel mondo, non risulta per questo meno rilevante.

 

1 C. Wolfe, What is Posthumanism?, University of Minnesota Press, Minneapolis-London, 2009, p. 152.

G. Galati, “Primi appunti per un’ecologia complessa dell’arte postumana”, in Scenari #8, Mimesis, Udine- Milano, 2018, pp. 57-61.

2 Ivi, p. 166.

3 M. Fried, Art and Objecthood, University of Chicago Press, Chicago-London, 1967.

4 Cfr. P. Lévy, Il virtuale, Raffaello Cortina, Milano 1995 (1997).

5 Cfr. J. Derrida, L’animal que donc je suis, Galilée, Paris, 2006.

6 Precisamente ha salvato: un pesce occhiata, un polpo maiolino e un polpo fraiello, due pannocchie (dette cicale di mare), un’anguilla, un pesce balestra, una mazzancolla (detto gamberone imperiale) e uno scampo reale.

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